Quando parliamo del vetro ci troviamo spesso ad assistere al paradosso di un materiale che viene considerato come uno dei più “innovativi”, senza però andare a sottolineare come nella realtà (oltre alla sua presenza allo stato naturale) venga utilizzato da un lasso di tempo che si estende fino a vari millenni nel passato.
Le prime produzioni e ritrovamenti risalgono infatti a prima del quarto millennio a.C., nei territori dell’Asia occidentale: come spesso avveniva in quel periodo, vista la complicatezza e la costosità della sua lavorazione, l’artigianato legato al vetro era riservato ed indirizzato ai lussi delle classi sociali nobili e ricche, oltre a venire impiegato nel contesto di funzioni esclusivamente religiose (basti pensare alla immensa schiera di monili ed oggetti ornamentali che riempivano le tombe dei defunti). Pensate che la più antica ricetta per la composizione del vetro è stata attribuita al re assiro Assubanipal (668-628 a.C.), è conservata a Ninive, nella biblioteca di tavole di terracotta. Il testo, un vero e proprio antesignano del manuale del vetro, così recita: “Il vetro si ottiene con 60 parti di sabbia, 180 parti di cenere di piante marine e 5 parti di creta.."
Con un salto temporale arriviamo all’età del bronzo, una fase storica in cui gli egizi introdussero il concetto di produzione artificiale del vetro: a testimonianza di un deciso un progresso tecnologico che ha portato alla composizione di artefatti molto più complessi come lingotti colorati o vasi di vetro con raffinate decorazioni, ambiti in tutto il Medio Oriente. Un altro fiore all’occhiello era rappresentato dalla produzione delle prime bottiglie atte a contenere oli, unguenti e profumi con destinazioni esclusivamente elitarie. Come l’elegante coppa di vetro celeste qua sotto, conservata presso lo Staatliches Museum Ägyptischer Kunst di Monaco di Baviera:
E’ da sottolineare che si trattava ancora di una tipologia di vetro ben diversa da quella a cui siamo oggi abituati, privo della sua lucentezza e trasparenza ma tuttavia facilmente modellabile e possibile da colorare in modo permanente, rendendolo così di estrema utilità al contrario di altri fabbricati più poveri e inclini all’usura. Solamente nel periodo della XVIII dinastia egizia (XV sec. A.C.) il vetro egizio raggiunse un livello medio di trasparenza paragonabile a quello moderno.

Il vetro sbarca nell’edilizia
Accelerando velocemente il corso della storia, arriviamo in epoca Romana, quando i mosaici in pasta vitrea divennero veri e propri “status symbol” così come i rivestimenti in vetro per le camere delle abitazioni. Scontato dire sempre appannaggio delle classi aristocratiche. Il vetro era anche il materiale chiave per oggetti ornamentali quali bracciali, collane, anelli e pendenti. Mentre all’inizio l’intera produzione si basava sulla semplice fusione a stampo, intorno al I sec. a.C. la metodologia virò decisamente verso la tecnica della soffiatura: la nuova scoperta, unita alla costruzione di fornaci che permettevano il raggiungimento di temperature molto più elevate, consentirono una catena produttiva del vetro più velocizzata e a costi più contenuti, rivoluzionando il commercio (e la percezione) dell’oggetto-vetro. Un cambio di passo ancora più spedito lo si ebbe con l’introduzione due secoli dopo del vetro piano, che portò alla produzione di lastre di vetro: una invenzione che segnò l’affermarsi definitivo del vetro nel campo dell’edilizia e delle costruzioni, con finestre che per la prima volta permettevano di ripararsi dal vento senza precludere il godimento della luce solare e dell’illuminazione. Il vetro si avviava lentamente a diventare un bene non più di lusso ma alla portata di uno spettro di consumatori più ampio, con prezzi di mercato più accessibili per diversi portafogli.
Epoca Medievale: il valore artistico del vetro
Con un balzo in avanti arriviamo fino all’epoca Medievale, quando vetro assunse una alta dimensione artistica, una forma d’arte presente soprattutto in edifici sacri (ma non solo) e con lo scopo di narrare passi biblici o glorificare personaggi storici fondamentali. La tecnica associata a questo cambiamento è quella della legatura a piombo (comunemente conosciuta come “tecnica cattedrale”), resa celebre da vetrate artistiche presenti in una vasta serie di monumenti molto famosi in Europa di ogni dimensione, come illustrato perfettamente in foto con una vetrata della Cattedrale di Chartres.

Il XIX secolo: gettando le basi per la produzione industriale
Arriviamo spediti ai giorni nostri (o meglio al secolo scorso) in questo rapido viaggio nel tempo e nell’evoluzione del vetro. E’ il momento in cui i procedimenti meccanici di tiratura delle lastre prendono il sopravvento: la tecnica del vetro tirato, che consiste nel tiraggio delle lastre per via meccanica con il risultato di superfici ondulate, si afferma nel 1899. Non tardano ad arrivare le varianti:
- Sistema Fourcault (1913): la tiratura avviene in verticale, immergendo la lastra in vasche di vetro fuso e tirandole verso l’alto. Ne esce un vetro dall’aspetto limpido ma con ancora minuscole variazioni in termini di spessore, causate dai leggeri cambiamenti di temperatura una volta estratto dalla casca (il sistema del vetro float ha poi sostituito definitivamente questo processo).

- Procedimento Libbey-Owens: un sistema che deve il suo nome alla società proprietaria dei brevetti e che sposta la tiratura sul piano orizzontale, facendo scorrere le lastre in mezzo a piccoli rulli girevoli. Pur sopperendo ai limiti suddetti della verticalità e garantendo forti spessori, presentava il difetto della possibile (diciamo probabile) contaminazione del vetro al passaggio sotto il primo rullo.
- Procedimento Pittsburgh: un metodo che combina le due precedenti tecniche dove i rulli trascinano la lastra solo in direzione laterale lasciando inalterata la parte centrale, assicurando una elevata simmetria (un sistema tutt’oggi in uso per la produzione di schermi LCD ad esempio).
Dalla nascita del processo Float ai giorni nostri
Siamo così giunti all’entrata in scena del celebre processo del vetro float, messo a punto Sir Alastair Pilkington nel 1952, che costituisce oramai lo standard mondiale della produzione vetraria di alta qualità per eccellenza e che ha consentito lo sviluppo di lastre con spessore variante da 0,4 mm a 25 mm. Vi rimandiamo al nostro video dedicato per scoprire tutti i dettagli e i passaggi della linea di produzione, i materiali impiegati ed il taglio delle lastre.

L’avanzamento tecnologico, spinto dalla crescente domanda di mercato, ha notevolmente trasformato la produzione del vetro nel mondo, allo stesso modo di quello che è avvenuto per altri materiali essenziali per l’uso comune. Il vetro è un elemento fondante del nostro vivere quotidiano ed il suo utilizzo spazia dai più consueti ambiti edilizi, fino a quelli della ricerca, della tecnologia e comunicazione, dei pannelli solati, dell’architettura e della logistica. Con i nuovi processi vi è un’enfasi molto più marcata verso la fabbricazione di vetro con materiali che riducano l’impatto ambientale e con un consumo limitato di fonti energetiche e il riutilizzo di materie prime.